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Date:20 March, 2004

Missione umanitaria Striscia di Gaza – 2004

Missione umanitaria nella Striscia di Gaza con Educaid Ong – Coop.Tanaliberatutti (Gaza, Marzo 2004)
missione palestina gaza andrea zanzini 2004

Il 20 Marzo 2004 con una delegazione di Educaid ci siamo recati nella Striscia di Gaza in Palestina per una valutazione dei progetti di cooperazione educativa internazionale che l’organizzazione realizza nel campo profughi di Jabalia e nelle municipalita’ di Rafah e Khan Younis.

Il 20 Marzo 2004 con una delegazione di Educaid ci siamo recati nella Striscia di Gaza in Palestina per una valutazione dei progetti di cooperazione educativa internazionale che l’organizzazione realizza nel campo profughi di Jabalia e nelle municipalita’ di Rafah e Khan Younis.

In particolare la missione ha monitorato le attività del Ludobus della striscia di Gaza, un progetto di sostegno ai bambini ed alle famiglie più vulnerabili a cui è negato uno spazio sicuro in cui vivere e giocare. Il progetto Ludobus si realizza attraverso un’equipe di educatori adeguatamente formati da Educaid e Coop.Tanaliberatutti e da un furgone che trasporta una serie di materiali utili a realizzare attività ludico-educative che operano in un rapporto di collaborazione con il REC una associazione palestinese non governativa, senza fine di lucro nata in cooperazione con il Dipartimento dei Servizi Sociali e dell’Educazione dell’ UNRWA (l’organismo dell’ONU deputato all’assistenza dei profughi palestinesi).

Insieme al REC ci si propone di rispondere ai bisogni dei bambini con difficoltà di apprendimento e di socializzazione tramite interventi di integrazione scolastica, servizi di consulenza ed attività extrascolastiche.

La delegazione, composta da Alessandro Latini (deskofficer), Maurizio Casadei (Il Millepiedi), Andrea Zanzini (Coop. Sociale Tanaliberatutti) e Francesco Cavalli (Assessore alla Pace del Comune di Riccione), ha avuto il compito di visionare e valutare gli interventi socio educativi finalizzati a dare sostegno ai bambini, insegnanti e genitori della Striscia di Gaza.

L`ingresso in Israele, vista l`impossibilità di entrare nei territori direttamente, contrariamente alle previsioni e’ avvenuto senza particolari problemi alla dogana, così come lìingresso nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Erez aperto solo per aiuti umanitari. Il valico di Erez da circa due settimane era chiuso al traffico di autoveicoli internazionali (per le automobili palestinesi ed israeliane è costantemente interdetto) in seguito all’attentato avvenuto al check point palestinese. L`entrata avveniva quindi solo a piedi attraverso il passaggio per i lavoratori palestinesi (8/10.000 al giorno) detto il “corridoio dei buoi”. Si tratta di un tunnel lungo circa 500 metri di cemento e filo spinato in cui i palestinesi sono costretti ad aspettare ogni notte 6-7 ore per recarsi in Israele al luogo di lavoro.

La prima impressione ha soffocato ed oppresso lo spirito anche di chi, come noi, era partito tentando di non farsi condizionare da ciò che gia immaginava…ma quello che è avvenuto in seguito è divenuto ancora più tragico.

Articoli di stampa:

 

EDUCAID: un ludobus in Palestina

educaid ludobus missione palestina gaza andrea zanzini 2004EducAid, consorzio di associazioni e cooperative sociali, tra cui CEIS (Centro Educativo Italo Svizzero), Cooperativa Sociale Tanaliberatutti e Cooperativa Sociale Il Millepiedi, sta realizzando un progetto di sostegno ai bambini della Striscia di Gaza. Il progetto, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Riccione, sostiene un’associazione di Jabalya (Campo profughi alla periferia di Gaza), il Remedial Education Centre (REC), che offre alla popolazione del campo una serie di servizi educativi. In particolare le prime attivita’ promosse dal REC a Gaza sin dal 1993 sono rivolte ai bambini con difficolta’ di apprendimento.

Il progetto e’ nato in seguito ad una analisi dei bisogni e delle potenzialita’ del REC, che opera in una delle aree piu’ difficili della Palestina. La Striscia di Gaza, infatti, e’ un lembo di terra che si estende su circa 40 chilometri, per una larghezza che oscilla tra i 6 e i 12 km. Quest’area, di cui piu’ di un terzo e’ sotto il controllo israeliano (insediamenti, pozzi, strade e postazioni militari), e’ popolata da piu’ di un milione e duecentomila persone, la maggioranza delle quali non ha mai messo piede al di fuori della Striscia e trascorre l’intera esistenza in un campo profughi. L’intera zona e’ sottoposta a una forte pressione militare, e restituisce al visitatore l’impressione di una grande prigione, di una trappole senza vie di fuga.

In generale il REC tenta di offrire ai bambini un’alternativa al senso di oppressione e alle tante conseguenze dell’occupazione. Per aiutare l’associazione in questo compito EducAid ha allestito un ludobus simile a quelli che animano le piazze delle nostre citta’ con la collaborazione dell’equipe di educatori della Cooperativa Sociale Tanaliberatutti. Sul ludobus lavora un’equipe di cinque educatori, che visitano associazioni e scuole per organizzarvi giochi, teatro, laboratori di manualita’, attivita’ grafiche, e via discorrendo. E’ un’esperienza nuova per gli educatori di Jabalya, che hanno aderito alla proposta con entusiasmo. Ovviamente il ludobus palestinese ha le sue peculiarita’: la difficile situazione di Jabalya (100.000 abitanti in 1,5 km quadrati) ha portato a realizzare le attivita’ in spazi definiti, come appunto le scuole e le sedi delle associazioni; inoltre gli educatori personalizzano le attivita’ a partire dalle proprie competenze, per cui ad esempio la musica e’ uno strumento molto utilizzato, soprattutto per dare inizio alle attivita’ e far danzare i bambini. Il ludobus si chiama “JANET AL ASAFEER”, che significa “Paradiso degli uccelli” e ha una propria canzone, ideata dal gruppo. L’uccello e’ un animale libero e pacifico, dal canto soave, un’immagine e un suono da contrapporre alle scene raccapriccianti dell’occupazione, al rumore metallico dei cingoli o al ronzio sinistro degli elicotteri, cosi’ come alle grida strazianti che si diffondono dagli altoparlanti dei cortei funebri.

Nella realta’ di Gaza, caratterizzata da un totale isolamento della popolazione, il ruolo degli educatori e’ tanto importante quanto difficile da sostenere. Per vincere questo isolamento e promuovere lo scambio di esperienze pedagogiche, all’interno del progetto EducAid sta realizzando un soggiorno formativo per quattro operatori del REC. Ospiti del CEIS di Rimini per un mese (dal 27 settembre al 24 ottobre), i nostri amici (uno psicologo, un educatore e due maestre) frequentano un percorso di formazione all’educazione attiva e alle metodologie di trattamento dei disturbi dell’apprendimento. All’interno di questa esperienza hanno avuto anche la possibilita’ di vedere all’opera i ludobus, impegnati in interventi di animazione a Rimini e Riccione.

EducAid si occupa di interventi di cooperazione e aiuto internazionale in ambito educativo e sociale: oltre ad operare in Palestina, realizza programmi in favore dell’integrazione scolastica e sociale dei soggetti piu’ deboli nei Paesi dell’Area Balcanica (Kosovo, Macedonia, Bosnia), operando in stretta collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Universita’ di Bologna.

Ricordiamo inoltre che è possibile partecipare alla raccolta di fondi per il progetto Ludobus in Palestina effettuando donazioni sul: conto corrente bancario n.18010080334, della BANCA MALATESTIANA – CREDITO COOPERATIVO S.C.R.L.- ABI 7090 CAB 24210, indicando la causale: “Progetto Ludobus in Palestina

Educaid e Tanaliberatutti garantiscono la massima trasparenza e pubblicità della raccolta fondi che viene effettuata, le cui modalità verranno via via indicate anche su queste pagine internet nonchè sui mezzi di informazione.

Andrea Zanzini

(ottobre / 2003 L’articolo è stato pubblicato sul settimanale ChiamamiCittà, periodico d’informazione locale riminese distribuito a domicilio in circa 70.000 copie, nelle pagine-inserto “LegacoopInforma” curate dalla Legacoop di Rimini)

 

EDUCAID: l’impegno sull’infanzia in Palestina

educaid ludobus missione palestina gaza andrea zanzini 2004

Non aspettatevi eserciti e soldati che si fronteggiano in campo aperto, combattimenti casa per casa a colpi di mitragliatrice. La fantasia in tema di follie del genere umano mi faceva ancora difetto quando, tra il 20 ed il 24 di Marzo, insieme ad altri colleghi di Educaid, l’organizzazione non governativa per la Cooperazione e l’Aiuto Internazionale in Campo Educativo di Rimini, ci siamo recati nella striscia di Gaza per una missione di monitoraggio degli interventi per l’infanzia ai quali partecipa la Cooperativa Sociale Tanaliberatutti-Onlus (Legacoop).

La follia che si consuma in tutta la Palestina si è infatti presentata ai nostri occhi sotto forma di bulldozzer che radono al suolo interi quartieriquotidianamente, scuole distrutte volontariamente da una occupazione militare giusto il giorno prima dell’inaugurazione, muri di ferro e cemento alti otto metri, elicotteri che compaiono dal nulla e uccidono uomini a piedi facendo divampare la reazione incontrollata di tutto un popolo, una reazione armata solo di martiri e petardi esplosivi.

Ed esattamente in mezzo a tutto ciò le vite di uomini, donne e 700.000 bambini sotto i quindici anni per la stragrande maggioranza in condizioni di assoluta miseria.

Simbolo del paradosso i famosi checkpoint: Heretz ad esempio, porta d’accesso alla striscia di Gaza, una sorta di “casello autostradale” di cemento, filo spinato, metal-detector, gabbie e sbarre simili a quelli degli allevamenti di bestiame attraversando le quali, dopo un’attesa che va dalle 4 alle 8 ore, migliaia di palestinesi si recano in Israele per lavorare ogni giorno. Heretz, da un lato presidiato dai mitra di ragazzi e ragazze israeliani di 18 e 19 anni equipaggiati di tutto punto, figli di un paese ossessionato dal terrore che investe ben il 50% del proprio prodotto interno lordo in armi, sicurezza ed ancora muri. Dall’altro, non appena passato un lungo e deserto tunnel di cemento armato, il posto di blocco palestinese, una cattedra di scuola logora e sbucciata, dietro la quale stanno quattro stanchi signori che, un’occhiata distratta ai passaporti, con un sorriso ironico ci fanno segno di entrare nella loro prigione; una prigione a cielo aperto, lunga 40 chilometri e larga 9, con la densità di popolazione più alta del mondo, un milione e quattrocentomila persone insieme.

Una paradossale allucinazione collettiva, quotidiana, che nasconde la sofferenza e la morte agli occhi dei governanti, terrorizza le popolazioni, sfregia e infiamma lo spirito dei profughi, matura gli opposti estremismi nelle strade, sui giornali (compresi quelli italiani), nelle scuole.

Il tentativo di Educaid in tutto questo è quello di alleviare le sofferenze di quella infanzia alla quale viene privata la possibilità di una terra in pace, di una casa, di sognare un lavoro, di immaginare la speranza in qualcosa di diverso dallo scontro e dalla distruzione.

In questo, una equipe di educatori palestinesi, dopo aver seguito una formazione specifica realizzata da educatori Tanaliberatutti, opera all’interno di scuole e asili dei campi profughi con l’ausilio di due Ludobus in tutto e per tutto simili a quelli che potete incontrare nelle nostre città.

Sebbene non molto numerose, diverse sono le attività educative, psicosociali, che vengono svolte da associazioni ed organizzazioni internazionali.

Il Ludobus in Palestina che vi raccontiamo si caratterizza per un approccio educativo che si fonda sul gioco come strumento della comunicazione, dell’incontro e dell’immaginazione per i bambini. Uno strumento che possa far loro superare le vessazioni quotidiane verso orizzonti almeno mentali di libertà dal conflitto, di libertà dalle violenze fisiche e culturali che vengono loro inflitte.

Con l’educazione al gioco proponiamo una possibilità di giocare alla pari con i propri coetanei senza giocarsi la vita, senza divise ne proclami, ritrovando la possibilità di sognare la libertà dalla violenza così come ci ha ricordato Anis Gandee, palestinese, coordinatore dell’ associazione Enfants Réfugiés du Monde in un incontro svoltosi durante la missione:

“Se ho voglia di comprare qualcosa e non ho i soldi per comprarlo, la notte sogno che la comprerò. È un modo per difendere la mia esistenza e per superare la mia incapacità di reagire. La nostra idea entra in gioco proprio qua: se si permette ai bambini di uscire dal cerchio della violenza, degli attentati, della guerra, dei martiri, dei problemi, di Israele, se si permette ai bambini di uscire da tutto ciò, se diciamo ai bambini che stanno giocando, a nascondino, petits pions, con la musica, il teatro, le marionette, i bambini troveranno un altro alfabeto.Se educhiamo oggi i bambini di tre anni a scegliere l’attività che vogliono fare, fra vent’anni potranno scegliere il loro presidente”.

La nostra speranza è che sceglieranno presidenti liberi capaci di Pace.

Andrea Zanzini

(28 / 06 / 2004 L’articolo è stato pubblicato sul settimanale ChiamamiCittà, periodico d’informazione locale riminese distribuito a domicilio in circa 70.000 copie, nelle pagine-inserto “LegacoopInforma” curate dalla Legacoop di Rimini)

 

Solidarietà di Indissolvenza

Un ringraziamento per la solidarietà espressami da Simona Mazzotti, Presidente di Indissolvenza, nei giorni di Palestina
solidarietà associazione indissolvenza per missione a gaza 2004 - Andrea Zanzini

Fotografie

Tutte le immagini della missione al link: http://www.flickr.com/photos/zanzini/collections/72157612784361232/