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Togliere terreno e non territori, alle tragedie della Palestina

palestina gaza
Striscia di Gaza, 2009

Non voglio rimanere senza parole proprio ora…fare il gioco delle violenze e dei ‘violentatori’, delle potenze che zittiscono popoli interi e le coscienze del mondo, di chi vuole strumentalizzare e agitare i venti, dei commentatori improvvisati.

Siamo in molti, ancora una volta angosciati dall’orrore. Siamo a dirci che questo circo sanguinoso non permette di distinguere le opinioni ed esprimere pensieri che ambiscano a non essere ‘usati’ e agitati come bandiere.

Ma non voglio non poter esprimere cordoglio per tutte le vittime senza distinzioni di campo, vicinanza al dolore dei loro familiari, alcuni amici o conoscenti, non voglio mi si neghi questa possibilità per la paura di essere tacciato, anche difronte agli ennesimi ‘crimini’ che non da ieri danno mostra di sé da tutti i confini di questa vicenda.

E allora non c’è ambiguità nel condannare la morte arrecata oggi come non c’è stata ambiguità, negli anni scorsi in cui si è tentato di denunciare altre vittime innocenti, tutte, e con esse gli interessi in gioco in quella porzione di mondo.

Di quel terrore negli anni si sono avvalsi e sfamati entrambi i fronti. Siano le stragi di giovani innocenti e liberi o quelle di popolazioni rinchiuse in prigioni a cielo aperto, siano le occupazioni unilaterali, i soprusi delle fazioni politiche sui popoli, gli antisemitismi tutti, i giochi politici di entrambe le sponde, le angosce rinchiuse nel presidio di un kibbutz, la fame, le bombe al fosforo su ospedali mercati e scuole, i territori devastati, il commercio di morte e le farse, le contraddizioni di tunnel, valichi, confini, reti di protezione, città divise, stati amici e falsi amici.

Il vortice di odio sul quale hanno soffiato in molti ha spazzato via questo lembo di Mezzaluna Fertile, un tempo giardino rigoglioso in cui gli israeliani, fino agli anni 80, celebravano matrimoni misti, si abbronzavano sulle spiagge, facevano spesa, cenavano con gli amici.

Negli ultimi 30-40 anni mezzo mondo ha usato e foraggiato il conflitto e mezzo mondo ha chiesto di interporsi, di garantire 2 stati, di smantellare le prigioni a cielo aperto, di migliorare la vita di quelle comunità come unico antidoto vero ed efficace al disastro, di fermare tutte le armi, tutte, e i crimini di guerra, di tornare a una convivenza civile e a un equo e dignitoso tenore di vita per entrambi i popoli.

E’possibile allora testimoniare lo sgomento delle stragi di questi giorni solo per dire che questa strada, dell’odio e della vendetta, non è un terreno praticabile per l’umanità alcuna e per chiunque si dica umano?

I mostri generati dalla paura oggi si mostrano una volta in più, scompariranno anch’essi dalle cronache tra qualche giorno ma il dibattito in queste ore è capace di registrare ed elaborare solo le informazioni delle ultime 72 ore, mentre più di un commentatore, illustre ed invitato, dichiara di ‘conoscere quasi nulla del conflitto e della storia’ ma tiene maldestramente ad esprimere i propri giudizi, schegge trancianti senza titubanze.

Non vorrei essere preso a pretesto ma solo dichiarare un dolore, la disperazione per tutto questo e per il sonno della ragione e della storia, spettacolarizzato e improvvisato.

Ma lascio spazio a chi vuole presentarla come una guerra tra ‘popoli’ piuttosto che tra oligarchie a mano armata, a chi si esprime per slogan da entrambi le sponde, a chi vorrà esprimere qui il proprio odio disperato così che quell’odio si spenda qui e venga tolto dal campo di un possibile costruttivo confronto.

E come se non bastasse, si accendono ancora una volta le luci sulla cooperazione, come se non fosse faticoso sostenere la salute e la dignità umana in situazioni così complesse,  talvolta anche in scontro con quelle oligarchie locali che si saziano del conflitto ed affamano, feriscono, storpiano, mettono a rischio la loro stessa popolazione.

Persone e organizzazioni che cercano di evitare che si prolunghino le agonie della storia, difendono i popoli e tutti i loro diritti, promuovono la salute e la dignità umana prescindendo dai vessilli. Ma niente, anche le ONG oggi e ancora sono sotto accusa. Per fortuna lucida e utile in questo senso, l’intervista di Riccardo Sirri, direttore di Educaid pubblicata sul Corriere di Rimini che invito a leggere. 

Tengo per me solo la speranza nelle parole di un Papa, parole contro ogni estremismo e vendetta, quell’estremismo che caratterizza anche lo sterile dibattito pubblico odierno.

Che quella speranza, contro ogni previsione, si faccia un desiderio più diffuso, rimane l’unico appiglio possibile. Se mi fosse consentito mi permetterei solo di aggiungere che sempre, non c’è miglior difesa che non sia quella di togliere ‘terreno’ al nemico, che in questo caso non significa togliere territòri, film già visto e praticato, ma eliminare le cause, le diseguaglianze, le condizioni di disumanità e isolamento che sostengono il disagio sociale e le paure all’origine di ogni estremismo.

Andrea Zanzini

 


A Febbraio 2019 andai a Gaza per la seconda volta e per una Missione umanitaria nella Striscia di Gaza con Crocevia Ong – Comune di Rimini – Comune di Monterotondo…

…con noi anche alcuni giornalisti, di seguito il servizio/inchiesta di “Presa diretta” di Riccardo Iacona  su “Gaza – Operazione Piombo Fuso” girato durante la missione umanitaria

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