Pubblico un appello al quale ho aderito per la richiesta di un unico spazio, stabile e duraturo che permetta di proseguire e dare sviluppo alle attività ed ai servizi offerti dalla Casa della Pace a tutta la città, alle associazioni che ne hanno fatto un punto di riferimento per tanti anni, una richiesta già sottoposta alla Giunta Comunale insieme ad altri colleghi per la quale è necessario che la città stessa si faccia sentire, l’adesione all’appello scrivendo alla mail: e visitando il sito: http://salviamolacasadellapace.blogspot.com
LA CASA DELLA PACE: un patrimonio culturale e sociale della città.
Le associazioni culturali e sociali, che animano lo spazio denominato “Casa della Pace”, sito in via Tonini ,n. 5 a Rimini (ex palazzina mostre ), si sono riunite in assemblea per rispondere alla decisione manifestata dall’Amministrazione Comunale di destinare questo stabile ad “aule di turismo scolastico” e al conseguente “sfratto”, e hanno valutato le proposte (per altro ancora molto vaghe), avanzate dalla suddetta Amministrazione relativamente ad un eventuale trasferimento del patrimonio ospitato in questo edificio: non solo l’ archivio e la biblioteca del Maritain, che si è arricchita negli anni, ma anche le attività culturali e interculturali, le attività associative e sociali che vi si svolgono e che fanno di questo spazio un luogo di incontro, dialogo e interazione tra generazioni, esperienze, culture diverse: la Casa della pace è una Casa delle Culture.
Prendendo atto che la volontà dell’Amministrazione comunale sottende un disconoscimento e una svalutazione di questo patrimonio culturale, che appartiene a pieno titolo alla città di Rimini e alla sua storia, l’assemblea ribadisce i capisaldi su cui poggia questa Casa delle Culture:
1) la Casa della Pace nasce nei primi anni novanta per iniziativa di un gruppo storico di associazioni impegnate da sempre sui temi della pace,della solidarietà internazionale e dei diritti umani ( Italia-Nicaragua, Mani Tese, Amnesty International, Pacha Mama, Istituto di Scienze dell’Uomo, Arci, Fondazione Zoebeli, Rete Radiè Resh, Educaid, ecc) trovando accoglienza e sostegno da parte della Amministrazione Comunale di allora, che riconoscendo il valore culturale alla loro attività concede questo spazio- casa delle Associazioni. La 1° guerra del Golfo ed il primo cinquecentenario della conquista della’ America Latina sono i due episodi che in quegli anni mobilitano associazioni e singoli cittadini ad un rinnovato impegno terzomondista e internazionalista, dopo la stasi degli anni ottanta.
Forte è stato l’impatto sulla città, che ha visto una più intensa partecipazione alle iniziative della Tavola della Pace di Perugia (Marcia della Pace Perugia/Assisi, Forum dei Popoli), la presenza sul nostro territorio di testimoni esemplari in rappresentanza di tanti popoli oppressi; il sostegno a progetti di cooperazione internazionale in collaborazione con gli Enti Locali; l’avvio di progetti di “educazione alla pace” nelle scuole e di coscientizzazione dell’intera cittadinanza attraverso iniziative pubbliche (Equamente ed Interazioni) sui temi del rapporto tra Nord e Sud del Mondo e del dialogo interculturale ancora oggi attivi.
2) fin dalla sua nascita la Casa della Pace è stata pensata come una realtà aperta, capace di dare spazio a tutte quelle esperienze che erano in sintonia con l’ispirazione originaria. Così la Casa della Pace, a partire dalla metà degli anni novanta, diventa anche il luogo in cui le associazioni degli immigrati (Arcobaleno, Etnos, Speranza Ucraina, Immigrati Mondo, Ivoire Club, Immigrati tunisini, gruppo bambini della Moschea, ecc), che stanno nascendo trovano accoglienza e spazio per dar vita ad importanti iniziative sul cammino dell’integrazione. Nasce così la prima scuola di alfabetizzazione linguistica della Provincia di Rimini, che ancora oggi ospita ogni anno più di seicento allievi; viene sperimentato il “Forum degli immigrati”, prima esperienza di rappresentanza diretta degli immigrati; vengono avviati progetti interculturali e di approfondimento dei percorsi di integrazione, che vedono la partecipazione attiva di immigrati e cittadini riminesi. Contemporaneamente la Casa della Pace diventa uno spazio fruibile da tante associazioni di carattere politico/culturale (la Biblioteca “Libertad”, Rumori Sinistri, il Coordinamento donne, il CIDI, l’Istituto Gramsci, L’UAAR, RiminiLabs, ecc.) colmando di fatto una carenza presente nella città: è questo l’unico spazio disponibile per l’autorganizzazione dell’associazionismo di carattere più culturale.
3) in tale contesto un ruolo particolare viene giocato dall’associazione Istituto di Scienze dell’
Uomo, non solo perché intestataria della convenzione con il Comune per la gestione dell’immobile ma soprattutto perché la sua iniziativa rappresenta quel filo rosso che attraversa e connette tutte queste esperienze. Questa associazione rappresenta una delle istituzioni culturali private più antiche attualmente attive nella città; nasce infatti all’inizio degli anni sessanta con la denominazione di Circolo Culturale J: Maritain, caratterizzandosi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta per essere un punto di riferimento nazionale nell’ambito della lotte sociali ed ecclesiali di quegli anni ( Gruppi spontanei, Cristiani per il socialismo, Comunità di base, ecc.). Di questa stagione, presso l’associazione è conservato un ampio patrimonio documentario per certi versi unico in Italia. Negli anni successivi questa esperienza si rivela capace di intercettare quanto di più dinamico si muove nella società riminese aprendo la propria sede alle esperienze più diverse (collettivi di studenti ed insegnanti, comitati per la difesa dei diritti civili, coordinamenti pacifisti, movimenti delle donne ,ecc): si determina così un mix quanto mai originale e proficuo. Negli anni ottanta il Maritain si trasforma in Istituto di Scienze dell’Uomo, che mantenendo l’ispirazione originaria, coniuga la propria azione con le nuove domande che vengono da una società in evoluzione : agli inizi degli anni novanta è tra i soci fondatori della Casa della Pace portando in questa esperienza collettiva un proprio contributo originale soprattutto nel campo dell’incontro con le altre culture. Un’espressione di questa vocazione interculturale è l’istituzione di un Master in “Studi orientali e comparativi” unico in Italia, un’altra è l’avvio di un laboratorio di “scrittura autobiografica” con donne immigrate.
4) in conclusione la Casa della Pace non è stata soltanto un luogo fisico in cui hanno trovato
spazio tante diverse associazioni (fatto già di per sé importante), essa rappresenta un grande laboratorio capace di costruire una progettualità comune, che va oltre le esperienze delle singole associazioni, pure estremamente importanti. Lavorare insieme all’interno di un medesimo spazio è oggi, come ieri, una carta vincente, capace di determinare nella città un impatto culturale e sociale estremamente rilevante. La presenza di esperienze e culture diverse, va perciò assolutamente valorizzata e conservata. E’ riduttivo e miope pensare che l’insegnamento di italiano per stranieri sia un problema sociale, come fa l’Amministrazione comunale; le attività per e con i migranti che si svolgono nella Casa della Pace sono espressione di una società che si è trasformata in senso multiculturale e non si possono separare dalle altre attività culturali: ci sarebbe un impoverimento reciproco.
L’Istituto di scienze dell’uomo, la Casa della pace, la scuola di lingua e le attività con e per migranti, lo spazio per le associazioni culturali vanno irrinunciabilmente tenute assieme.
5) le iniziative promosse in questi anni rappresentano quanto di più innovativo
in campo culturale la nostra città abbia prodotto. Lungo sarebbe l’elenco degli eventi realizzati; quelli più importanti fatti in collaborazione con la stessa Amministrazione Comunale sono l’incontro con Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Europeo, l’israeliana Nurit Peled, premio Sakarov per i diritti umani del Parlamento Europeo e la palestinese Hannah Abu Qtesh, ricevute dallo stesso Presidente del Consiglio Comunale, Franco Battiato che inaugura la prima ed unica mostra sul Sufismo in collaborazione con il Museo degli Sguardi, la mostra fotografica di Isabella Balena sull’Irak, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura .
E’ q1uindi evidente che la Casa della Pace non rappresenta un’ anomalia nell’ambito degli spazi destinati da questa città alla cultura, che deve essere rimossa ed emarginata: noi crediamo anzi che questa Amministrazione dovrebbe valorizzarla, inserendola ancora più organicamente nel complesso delle proprie istituzioni culturali. Queste ultime sono troppo spesso ripiegate su sé stesse in una sorta di narcisismo culturale, che impedisce loro di vedere ciò che di nuovo nasce nella città. La tutela del patrimonio culturale di questa città non può esaurirsi nella salvaguardia della vestigia del passato, pure importante, ma passa anche attraverso la valorizzazione delle esperienze culturali vive che in essa si producono:
da questo punto di vista ciò che in questi anni si è verificato lungo la via Tonini rappresenta un laboratorio di urbanistica sociale di estremo interesse caratterizzato dall’incontro delle diversità, del passato e del presente, della cultura museale con la cultura prodotta dai cittadini ( riminesi e provenienti da altri paesi) in forma associata e aperta; ed è interessante notare come questa vocazione all’incontro e alla prossimità della diversità sia stata colta e promossa anche dalle stesse iniziative commerciali presenti in loco, che vanno dalla cucina greca a quella italiana tradizionale e non, dall’equo-solidale all’antico Canevone veneziano.Per tutto questo rivendichiamo uno spazio adeguato e decoroso all’interno degli spazi che l’ Amministrazione Comunale ha destinato alle attività culturali, spazi che rappresentano “beni comuni” che appartengono alla comunità e da questa debbono essere fruiti.
Alla luce di quanto espresso le associazioni su menzionate chiedono un incontro con il Sindaco del Comune di Rimini e con l’Assessore competente.
Aderiamo convintamente al vostro appello, sia come associazione, sia come rappresentante osservatorio regionale volontariato per la provincia di Rimini.Credo che gli spazi operanti all’interno di una città come Rimini, hanno nel tempo provveduto,alla sua crescita,culturale, sociale,Umana,contribuendo”forse qualcuno non se ne è accorto”alla crescita collettiva di una comunità. Ed per questo,che non solo debba continuare l’esperienza,ma anche che non debba essere segregata in seconda battuta in zone non “visibili” nell’eventualità del trasloco”.UNA CITTA’ SOLIDALE E’UNA CITTA’ PIU’RICCA,e anche con più opportunità.bodi